Film di Leonardo Di Costanzo (2022).
Un vecchio carcere tra le montagne sta per essere chiuso, quando arriva un contrordine: il trasferimento degli ultimi detenuti viene rinviato a data da destinarsi perché il nuovo penitenziario che deve accoglierli non è disponibile. Gran parte dell'enorme edificio è in rovina, le cucine e gli altri servizi sono stati dismessi, anche la direttrice è stata trasferita, e i pochi agenti di polizia che ancora ci sono cercano di gestire l’imprevista situazione come possono, ma la condivisione di uno stesso destino di attesa gradualmente manda all’aria le regole consuete, generando una palpabile tensione, ma anche avvicinando chi nella vita è sul fronte opposto…
Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: “Ariaferma” non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere.
Leonardo Di Costanzo
Nell'ambito del XXV. Festival Cinema! Italia! (a Heidelberg): >>>