Referente: Prof. Giuseppe Aronica
In lingua italiana e tedesca
La nostra lingua madre anima e popola vie, viali e viuzze di tutto il mondo, in cui i vari esercizi commerciali del villaggio globale pubblicizzano i loro prodotti nell’idioma dantesco. Si pensi ai ristoranti o ai negozi di abbigliamento, alle automobili di lusso o agli strumenti musicali italiani di qualità eccelsa. E la lista potrebbe continuare.
Nella conversazione di tutti i giorni il lessico italiano è entrato prepotentemente, si pensi alla parola “bravo” per complimentare qualcuno o al familiarissimo “ciao” che è utilizzato un po’ dappertutto, anche nelle versioni locali: in Germania è diventato “tschüss”. O al gettonatissimo “paparazzi”, indimenticabile creazione felliniana, tra il fumetto e il cinema.
La cultura musicale, dall’opera alle canzoni popolari, l’epopea cinematografica, dal surrealismo felliniano alla commedia all’italiana e agli “spaghetti western”, hanno permesso alla nostra lingua di espandersi e di varcare i confini nazionali, talvolta tra perplessità e incomprensione, spesso tra ammirazione e stupore.
La lingua rimanda al suo creatore, al Padre Dante e a tutti i grandi della letteratura che l’hanno plasmata e perfezionata, da Petrarca a Boccaccio, da Manzoni a Calvino, da Sciascia a Buzzati. Così l’INFERNO dantesco è rimasto immutato nelle altre lingue. In tedesco, per esempio, la famosa Cantica dantesca non si traduce con HÖLLE, ma rimane INFERNO. E Inferno è il titolo di un famoso romanzo statunitense trasposto poi sullo schermo. E la saga continua.
Nell’ambito della “XXV Settimana della Lingua Italiana nel Mondo”: >>>